martedì 17 aprile 2012

Foggiapalooza 2 - Il report


Foggiapalooza 2.0 ha offerto al suo affezionato e partecipe pubblico una line up davvero interessante, in grado di soddisfare, nella sua eterogeneità, i gusti e le preferenze più differenti, senza mai cadere nella banalità della musica moderna (ogni riferimento a Amici di Maria de Filippi e ai suoi eroi nazionalpopolari lo avete colto semplicemente voi, quando parlo di musica moderna mi riferisco a …, non lo so a chi mi riferisco visto che non esiste una vera e propria musica moderna, potrei citare le reunion dei gruppi storici che non hanno più niente da dire a livello artistico e occupano le line up dei vari festival europei guadagnando vagonate e vagonate di soldi relegando nell’oblio i gruppi emergenti, ma visto che ho speso 73 euro per andare a vedere i Soundgarden a Milano con Chris Cornell che ormai canta come un ramarro strozzato non sono nelle condizioni ideali per affermare ciò).



Abbiamo aperto noi Preti Pedofili, come di consueto. Se arriverete alle 21 e 30, puntuali, potrete anche vederci, qualche volta. In quest’occasione, per premiare appunto la puntualità e la serietà di chi era venuto già alle 21:30, abbiamo aggiunto alla scaletta “Impero”, primo estratto dal nostro secondo EP in uscita a Luglio, "Faust". In questo brano abbiamo accentuato alcuni degli elementi caratteristici del nostro sound come le strutture in scomposizione della batteria, con momenti "free" alternati a ritmiche scandite e macchinose, una chitarra pervasa e persuasa da un utilizzo sempre più ossessivo del deelay e grandemente ispirata a quanto hanno fatto gli Earth per la musica mondiale (oltre ad aver fornito il fucile per suicidarsi a Kurt Cobain), il basso chiuso nelle sue linee stoner/doom, e un po’ in se stesso, in generale. Verranno presentati nuovi pezzi di “Faust” al prossimo evento, se vorrete, alle 21:30, puntuali.



Dopo di loro è il turno dei Gaswagen, trio dalla proposta alquanto defragrante, inserito a pieno titolo nel solco del doom/stoner di matrice britannica, con declinazioni quasi punk/noise. Sia per l’atteggiamento sia per la formazione stessa del gruppo. Alla chitarra baritona del leader Stefano, infatti, è affidato il compito di tener su l’impalcatura, con riff granitici e mediosi, esaltati dal potente supporto di un’amplificazione tenuta ben oltre i livelli di guardia. Alla chitarra di Marie spetta invece il ruolo, altrettanto importante, di sottolineare con reiterati giri di power chords quanto già espresso nei suddetti riff, sgranando il tutto in un effetto di pura tempesta sonora che solo il lontano richiamo del blues riesce a riportare all’interazione con l’estetica dominante. In tutto ciò la batteria resta volutamente su ritmiche lineari, ben impastata nel suono globale e funzionale al disegno complessivo, dal quale emergono, apprezzati, asfissianti fischi di feedback a disturbare l’agognato riposo tra un pezzo all’altro. Stuck in a Cave, Deserto, Zombie Pope, Zero Hero, Lucifer Rising. Questi sono alcuni dei pezzi eseguiti in una spirale infernale che comprende anche una bella cover di Going Blind dei Kiss, brano già coverizzato dai Melvins (dai quali poi è sicuramente arrivata ai Gaswagen).



Si cambia completamente genere con l'arrivo dell'ospite "straniero", alexander de large, da Bari, con il supporto del suo collega e amico della lepers production, Superfreak. Il set è impostato in stile folk-country cantautoriale, richiamandosi spesso a composizioni blueseggianti alla Tom Waits. A rendere il tutto decisamente più istrionico e inaspettato sono le incursioni sonore del suddetto Superfreak, che ora con la tromba, ora con una chitarra scordata, altre volte con geniali marchingegni di ultima generazione telefonistica, riesce ad introdursi nei brani in modalità sempre inaspettate e mai banali, oscurando a tratti la vena poetica del malinconico alexander, sempre composto e solitario sulla sua sedia. Proprio questa sorta di dualismo rende il set decisamente apprezzabile (e apprezzato) sia dagli amanti del caos, sia dai fautori dell’ordine (musicale) che ad ogni evento sappiamo nascondersi e mimetizzarsi perfettamente nella platea. Anche qui si annovera una cover di Going Blind, dei Kiss già coverizzata dai Melvins, già coverizzata dai Gaswagen (dai quali poi è sicuramente arrivata a alexander de large). Da sottolineare l’ampia disponibilità dell’ormai affermato alexander de large, che a fine serata si è fermato fuori ai cancelli della masseria per una lunga session di autografi, a sancire l’ormai avvenuta conquista del mercato discografico foggiano.




Gli headliner della serata sono i manfredoniani LaCosmica, ai quali qualcuno con maggior cultura musicale del sottoscritto dedicherà a breve una monografia accurata su questo blog. Tuttavia, a smentire la mia ignoranza, da me stesso paventata, cito con soddisfazione il nome del loro lavoro, "Radio a testa alta" che ascoltai in una sera d’inverno del corrente anno, apprezzandone le sonorità curate e le liriche in italiano. Riascoltarli dal vivo, nel totale oblio emotivo e mnemonico di quello sparuto ascolto invernale, ha confermato le mie positive sensazioni su di loro. Jeff Buckley che incontra i Verdena. Questo per me sono i LaCosmica, i quali caratterizzano il loro set di una precisione esecutiva e di una limpidezza del suono che non è scontato trovare a questi livelli. Sound sempre amalgamato e scandito, soluzioni e suoni di chitarra molto ricercati, sia negli assoli che negli intermezzi strumentali, una voce calda ed espressiva per completare quel senso di empatia che il loro set riesce evidentemente ad instaurare con la platea. Bravi i LaCosmica, che citano Rob Zombie e denigrano i Negramaro, che conoscono bene la linea di demarcazione che divide il sentimento dal sentimentale, che affondano nella poesia senza concedere nulla alla retorica. Dopo la loro esibizione credo di non essere stato il solo a promettermi di riascoltare con attenzione il loro album.

L’appuntamento per il prossimo Foggiapalooza è per domenica 6 maggio, giorno importante perché si ricorda il celebre Sacco di Roma del 1527, evento che ha segnato anche a livello simbolico la fine del sogno rinascimentale in Italia. Potrei dirvi in maniera abbastanza piaciona che il 6 maggio per noi rappresenta l’inizio di un nuovo sogno rinascimentale per la nostra città, ma non lo farò, innanzitutto perché non è vero e poi perché sennò mi menate. Inibito dalla censura culturale e dal pessimismo cosmico, vi do quindi un semplice appuntamento alla prossima. Un ringraziamento come sempre alla fantastica webzine Sinestesia Urbana, per la splendida promozione e per il servizio fotografico completo della serata che potete trovare a questo link

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